lunedì 27 febbraio 2012

Sri Lanka - Tè

Nel corso di un viaggio in Sri Lanka ho avuto l'opportunità di visitare una piantagione di tè, una fabbrica e l'annesso negozio.

Lo Sri Lanka, insieme a Cina, Giappone e India è uno dei paesi più famosi al mondo per la produzione di tè, che qui vede il suo inizio fin dal 1867 grazie agli inglesi che sostituirono con il tè le piantagioni di caffè.
Le foglie del tè sono il prodotto della Camelia Sinensis, un arbusto ramoso e sempreverde che può raggiungere un’altezza maggiore di due metri. In Sri Lanka viene coltivato principalmente in collina/montagna, il migliore è quello coltivato ad una altezza di 1.200 metri dal livello del mare. Camminando in mezzo a queste coltivazioni di tè è possibile incontrare uomini e donne intenti alla raccolta delle foglie. La raccolta delle piante ad alta quota inizia dopo cinque anni da quando sono state piantate e può proseguire per 30/40 anni. Hanno quindi una vita produttiva molto lunga.
Dopo la raccolta le foglie vengono sparse lungo un essicatore nel quale sono mantenute disidratate con dei getti d'acqua a temperatura controllata e in seguito sottoposte a diversi trattamenti a seconda del tipo di tè che si vuole ottenere. Lo Sri Lanka è principalmente conosciuto per la produzione di tè nero, e in minor quantità di tè verde. La qualità è molto pregiata. La produzione di tè è quasi totalmente destinata all'esportazione, in particolare verso Inghilterra e Russia. Nei vari circuiti turistici è sempre inclusa una visita ad una fabbrica di tè, dove si può assistere alle varie fasi della lavorazione e acquistare delle confezioni di tè da portare a casa come souvenir.
A proposito di questo, la fabbrica che abbiamo visitato aveva una parte dedicata alla degustazione e una alla vendita veramente molto invitante. La stanza, completamente rivestita di legno era attrazzeta da una lato con tavolini e comode serie dove potevi trascorrere del tempo rilassandoti sorseggiando uno dei tè più buoni al mondo. Da un lato era poi allestito il negozio con confezioni destinate alla vendita molto colorate, come le due commesse gentilissime che ti seguivano negli acquisti. Impossibile uscire senza acquistarne almeno una piccola confezione ricordo ...


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domenica 26 febbraio 2012

Repubblica Dominicana

Abbiamo visitato la Repubblica Dominicana in dicembre; è stato il primo Natale "fuori porta" lontano da pranzi e cene con parenti e, trovato il coraggio, devo dire che è stata un'esperienza bellissima.

Abbiamo soggiornato al Gran Dominicus in località Bayahibe. L'hotel è molto piacevole, colorato ed immerso nel verde. La spiaggia è bella e lunga, ideale per passeggiate, anche se personalmente me la sarei aspettata più ampia. Ovunque gli ombrelloni sono di paglia intrecciata per ripararsi dagli scrosci d'acqua improvvisi, anche se brevi, tipici della zona caraibica. Il Natale è stato molto particolare; gli animatori hanno organizzato l'arrivo di Babbo Natale su una barca e non sono mancate le renne e la distribuzione dei doni a tutti i bambini.
Come prima escursione abbiamo scelto Altos de Chavon, a circa 30 minuti di taxi dall'hotel. Altos de Chavon è un villaggio costruito in cima ad una collina sopra al fiume Chavon. Il villaggio è  in stile spagnolo del 1500. Il villaggio se pur piccolo, è diventata una meta turistica in quanto qui sono state girate alcune delle scene di film famosi come Apocalipse Now, King Kong e Rambo II. Nonostante la sua fama sia arrivata grazie ad Hollywood, è una visita che consiglio a tutti. La vista è mozzafiato.

Un'altra escursione molto bella è stata quella all'isola di Saona, durata l'intera giornata. Nel tragitto tra Bayahibe e l'isola ci siamo fermati alle piscine naturali dove abbiamo potuto fare il bagno in un'acqua cristallina e camminare tra stelle marine rosse grandissime. Abbiamo potuto anche prenderle in mano, stando bene attenti a tenerle sempre sotto la superficie dell'acqua. L'isola di Saona è una vista indeminticabile, veramente da poster. Un'infinita spiaggia di finissima sabbia bianca, palme a ridosso del mare, acqua cristalline ed enormi conghiglie bianche. La giornata si trascorre passeggiando, lasciandosi cullare dal mare e mangiando aragoste alla griglia all'ombra delle palme.
Per la terza escursione scegliamo una meta culturale, la città di Santo Domingo. Per raggiungerla utilizziamo un taxi con cui ci accordiamo per una tariffa giornaliera; è distante circa due ore di macchina da Bayahibe. Iniziamo la visita della citta dalla zona coloniale dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Girando a piedi per le caratteristiche vi troviamo alcune tra gli edifici spagnoli più antichi di tutto il continente. Il centro del quartiere coloniale è rappresentato dalla Piazza della Cattedrale, al centro della quale c'è una statua di Cristoforo Colombo e dietro la cattedrale di Santa Maria La Menor, prima cattedrale del Nuovo Mondo
iniziata a costruire nel 1500. Degni di onta anche  Plaza Colòn, il Panteon Nazionale, la Casa Reale e il Reloj del Sol uno dei pochi orologi solari al mondo risalente al 1753. La visita continua con l'Alcazar del Colon e una passeggiata per Calle Las Damas come facevano le nobildonne e i conquistatores dei tempi di Colombo, i quali camminavano lungo questa via per godere della brezza serale. Dopo il quartiere coloniale, visitiamo il Faro a Colon, moderno monumento in cemento armato dedicato a Cristoforo Colombo. La costruzione è a forma di croce immersa in splendidi giardini e dalla quale si gode un panorama meraviglioso della città. Al suo interno c’è un sacrario dove si dice siano custodite le spoglie del navigatore genovese. Sulla strada del ritorno il taxista ci ha consigliato di fermarci a "Los tres Ojos" dove, all'interno di un enorme grotta, troviamo tre lagune di acque profonde e cristalline; si accede attraverso una scala; l'ultima delle tre lagune è raggiungibile solo con una zattera che attraversa la seconda. Uno spiraglio di luce rompe il buio fitto della grotta e ai nostri occhi si apre uno spettacolo che ha del surreale. Da non perdere!







sabato 25 febbraio 2012

Cuba: I volti dell'Avana

Ho adorato Cuba, abbiamo trascorso una settimana a Cayo Largo, nel corso della quale una giornata è stata immancabilmente dedicata alla visita della sua capitale l'Avana.
Per le strade della città si respira aria di altri tempi, musica e si incontrano personaggi molto particolari. Stavamo passeggiando tranquillamente ed abbiamo iniziato a sentire della musica; pian piano la gente per strada è iniziata ad aumentare e senza che nemmeno ce ne rendessimo conto ci siamo ritrovati nel mezzo di ballerini e suonatori che, sui trampoli, camminavano e ballavano lungo le vie della città. Non saprei dirvi se c'era un motivo particolare, qualche santo o qualunque altro motivo che giustificasse quell'atmosfera di festa; la sensazione è stata quella che volessero portare allegria per le strade, come se ci fosse una ragione per festeggiare ogni giornata, indipendentemente che vi sia un'occasione ufficiale o meno.

Vi presento Margherita, mi sembra proprio si chiamasse così .. se è ancora tra noi la troverete fuori dalla Bodeghita del Medio, famosa per essere frequentata dallo scrittore Ernest Hemingway. Margherita racconta di essere stata una famosissima attrice, ballerina, cantante e con tanto di segretaria che gestisce i suoi affari, data l'età, commercializza la sua immagine facendosi fotografare sola o in compagnia dei turisti per qualche soldo. In realtà mi sono fatta due conti per il tempo in cui mi sono fermata e la signora in questione doveva avere un bel gruzzoletto da parte. Un business sicuramente redditizio .... chissà con i chiari di luna che abbiamo in Italia in effetti come lavoretto pre-pensionamento si può anche considerare, ovviamente a Cuba!

Indipendentemente dal fatto che le persone si facciano fotografare per mestiere o no, qui vogliono tutte essere pagate, e vige ovviamente sempre la regola del chiedere prima di scattare. L'Avana è famosa in tutto il mondo per i suoi sigari e non c'è personaggio originale in questa città che non abbia il suo bel sigaro in bocca. Personalmente mi ha colpito molto vederli in bocca alle donne. Culturalmente leghiamo sempre la donna a caratteristiche di bellezza e femminilità, e sinceramente questi sigari in bocca tutto fanno tranne che dare fascino. La nostra Margherita poteva essere giustificata dal suo "business" e quindi nel dover essere estroversa, ma in realtà abbiamo incontrato moltissime donne, con il sigaro in bocca elo fumavano con estrema naturalezza. Io avrei dei problemi anche solo a tenerlo in equilibrio.

Chiuderei questa piccola galleria di volti con questo simpatissimo signore, incontrato davanti alla cattedrale dell'Avana vestito con i colori della bandiera cubana, il viso del "Che" in bella mostra e l'immancabile sigaro in bocca ... rappresentazione perfetta di questa città e della bellissima gente che la abita. 
























sabato 11 febbraio 2012

Giamaica - Negril

La Giamaica è una delle isole più attraenti e famose dei Caraibi. E' adatta a qualunque tipo di turismo in quanto offre bellissime spiagge e un ancora più meraviglioso entroterra, il tutto circondato da una natura incredibile e un popolo molto sorridente.

Visitando la Giamaica vi renderete però conto che è un paese estremamente povero, ma abitato da persone dignitose. Anche il più povero ha il cosiddetto "abito della domenica", ed infatti la domenica le strade si riempiono di persone vestite di tutto punto, bellissime donne con tanto di cappellino e ombrellino para sole, che camminano verso la chiesa per ascoltare la funzione. Sembra una scena di altri tempi. Le case, anche le più misere sono sempre estremamente pulite, e curate; pensate che prima di sedersi a mangiare le donne ripuliscono completamente cucina e pentole per evitare che vengano attirate le mosche in casa. Insomma un popolo che ha sofferto e soffre molto, ma che nonostante tutto sorride alla vita al ritmo della musica reggae.

Non renderei giustizia a questo viaggio se non iniziassi a parlare dell'hotel dove abbiamo trascorso una settimana e che io ho adorato, forse il migliore dove sia mai stata. A'insegna della diversity non possono soggiornare persone con età inferiori ai 16 anni; magari non è proprio una cosa carina, sono mamma anch'io, ma una settimana senza urla di bambini ogni tanto nella vita non guasta. Lo consiglio vivamente a tutti, anche se penso sia meglio come posizione quello lungo Long Beach, rispetto a quello dove eravamo noi nella Bloody Bay ... nome: Couples Resort Negril.

Non è stato un viaggio itinerante, abbiamo alternato giornate di escursioni a giornate di dolce far niente. Negril è sicuramente la zona della Giamaica che offre maggiore divertimento; sono presenti nella zona moltissimi locali: bar, ristoranti, discoteche. Quasi tutti i locali sono organizzati con navette che vengono a recuperare gli ospiti e li riportano all'hotel in modo da evitare inutili rischi, in particolare girando soli di notte.
Le navette sono coloratissime, fanno festa solo a guardarle e ancora prima di iniziare la serata. 


 
Non siamo particolarmente portati per la vita notturna, ma non ci siamo fatti mancare un aperitivo al famoso Ricks Cafè e una serata al Margaritaville. Il Margaritaville è sulla Long Beach, molto carino per la sua posizione direttamente sulla spiaggia. Il Ricks Cafè, l'ho però preferito. Costruito sulla cima di un punto di costa roccioso, con piscina, palco dove si tengono concerti di musica reggae dal vivo tutte le sere, tavolini sparsi ovunque, possibilità di assistere ad un tramonto da togliere il fiato e non ultima la possibilità di assistere alle prodezze di audaci ragazzi giamaicani, che per guadagnare un po' di soldi si esibiscono in tuffi spettacolari da altezze mozzafiato.

In aggiunta alla vita notturna la Giamaica vanta spiagge molte belle, in particolare la Long Beach perfetta per chi ama le lunghe passeggiate. Lungo il percorso è possibile incontrare bancarelle, negozi, bar, hotel ed assistere ad uno degli avvenimenti più comuni, un matrimonio sulla spiaggia. Le persone non sono fastidiose, più che altro se qualcuno ti avvicina è per chiederti se ti interessa fumo o funghi allucinogeni; se rifiuti non accade nulla. Lungo la spiagga di Bloody Bay abbiamo invece trovato un personaggio incredibile, che cucinava ottime aragoste in un ristorante improvvisato ad un prezzo stracciato.

Non manca poi la possibilità di fare delle bellissime escursioni nell'entroterra, dove la vegetazione è lussureggiante e nascono bellissime cascate dai vari fiumi.

Una delle escursioni che abbiamo fatto è stata alle YS Falls. John Yates e Richard Scott sono i due proprietario della tenuta che hanno dato il nome alle YS Falls e le hanno aperte al pubblico nel 1990. L'escursione offre l'opportunità di contemplare la bellezza delle cascate circondate dalla flora e dalla fauna locale. Ci sono sette cascate, che si riversano in diverse piscine naturali.  C'è anche una piscina naturale alimentata dal sorgenti del sottosuolo più adatta ai bambini, o a chi non sa nuotare particolarmente bene.



Un'altra bellissima escursione è stata al Black River. Lungo la strada per arrivare abbiamo attraversato la Bamboo Road, famosa anche in Italia grazie alla pubblicità della Fiat Doblò. Questa strada è una galleria naturale lunga quattro chilometri formata dalle piante di Bambusa Vulgaris, la più grande pianta di bambù che cresce in Giamaica.

Il Black River è una riserva naturale nella regione chiamata Black River Morass, famosa per i coccodrilli, le spettacolari mangrovie e le moltissime specie di uccelli. L'escursione si svolge a bordo di una barca ed è molto suggestiva. In particolare lo spettacolo delle mangrovie è unico, sono talmente fitte che creano delle vere e proprie gallerie. Un ramo del fiume è addirituttura chiamato Mangrovia Road. Abbiamo visto moltissimi coccodrilli, o meglio alligatori; inoltre nel corso dell'escursione e facile incontrare pescatori, in barca o a bagno direttamente nell'acqua.


Nel corso della settimana siamo passati davanti alla casa monumento di Peter Tosh e abbiamo visitato Negril West End , incluso il Faro, dove ci ha accolto il Sig. Wilson Johnson, il guardiano che, ormai famoso, è riportato in molte delle più conosciute guide turistiche. Dalla cima del Faro, dopo essere saliti per ben 103 gradini, si gode una bellissima vista del West End. Abbiamo anche approfittato di un'escurzione organizzata in catamarano, la vista della costa dal mare non è tra le più belle, quindi non mi sento di consigliarla, ma è valsa la pena farla per il tramonto di cui abbiamo potuto godere sulla via del ritorno.

La Giamaica è un paese dove sicuramente torneremo, anche perchè ci manca completamente la parte nord-ovest a partire da Ocho Rios. E' stato una settimana molto bella e soprattutto molto varia, cosa che non tutti i viaggi sono in grado di offrire: mare, divertimento, escursioni e tante... aragoste!

venerdì 10 febbraio 2012

Follia - Patrick McGrath


Follia racconta una storia d'amore ossessiva e carica d'angoscia che si sviluppa in parte tra le mura di un manicomio. La storia è raccontata con modalità di flashback da parte dello psichiatra del protagonista maschile di questo romanzo, Edgar.

I due protagonisti Edgar e Stella si incontrano appunto in un manicomio, dove Edgar è rinchiuso come paziente con l'accusa di avere crudelmente ucciso la moglie a seguito di un folle attacco di gelosia, mentre Stella è la moglie dello psichiatra vice-direttore dell'istituto.

Stella, conquistata dall'animo folle e tormentato di Edgar, si lascia andare ad una relazione extraconiugale e quando Edgar decide di fuggire dal manicomio lei abbandona tutto quello che ha: marito, figlio e status sociale per seguirlo e perdersi nella sua follia, nel suo modo di vivere eccessivo, antinconvenzionale e irrazionale.

Per Stella questa decisione coincide con la fine di un'esistenza governata dall'etichetta e dal rispetto da parte della società e l'inizio di un viaggio nella follia che la porterà a dovere poi scappare dal suo stesso amante e ad assistere "paralazzita" alla morte del figlio. Quest'ultimo fatto l'allontanerà definitivamente dal marito, riportandola al punto di partenza, al manicomio dove incontrò Edgar.

La fine del libro non ve l'anticipo, ma da un romanzo così tormentato non ci si può certo aspettare il lieto fine.

Dal libro è stato anche tratto un film il cui regista è lo scozzese David Mackenzie. Per coloro che non apprezzano particolarmente la lettura, ne consiglio la visione, in quanto, pur non trasmettendo interamente le emozioni del libro, è ben fatto e riproduce la storia senza storpiature.

"Per la prima volta Stella sentiva che era valsa la pena di saltare nel vuoto, perché alla fine avrebbero trovato il posto sicuro dove amarsi senza paura. E fu in quello spirito che fecero l'amore: senza paura, liberamente, mentre i treni rombavano sul viadotto nella notte. E Stella lo fece ridendo, gridando, urlando al magazzino intero tutta la vita che aveva dentro."

mercoledì 8 febbraio 2012

India: I volti del Rajasthan

Ho deciso di dedicare questa categoria ai volti delle persone meravigliose incontrate lungo la strada .... l'India è sicuramente un paese che colpisce molto anche attraverso le persone che la abitano.

Fotografare o riprendere una persona richiede molto rispetto; innanzi tutto è indispensabile chiedere il permesso e in secondo luogo non avere l'atteggiamento di stare fotografando un negozio di spezie, ma trasmettere loro che il motivo della foto/video è la loro bellezza, è il voler fissare nella memoria le sensazioni che ti stanno trasmettendo.

Nel corso del viaggio in India, come in Cina, mi è stato spesso chiesto di posare per delle foto a causa dei miei capelli biondi, per loro appunto qualche cosa di bello e unico.

L'incontro più incredibile è stato quello con il piccolo mago di Jaipur, non aggiungo altre parole perchè il video vi farà capire tutto ....

Ho incontrato questa bambina ad Abhaneri. Ci siamo messe a chiaccherare a fatica in inglese. Mi ha conquistata immediatamente, probabilmente perchè mi ricordava tantissimo mia figlia Erica, ed in effetti la somiglianza ha quasi dell'incredibile. Dolcissima, educata ... le ho regalato una piccola scimmietta di peluche, di quelle agganciate alle borse della Kipling, e sembrava le avessi regalato il mondo. Mi ha raccontato di vivere con la madre e due fratelli, perchè il papà non ce l'aveva più. Non avrei più voluto lasciarla... la cosa più triste? Un gruppo di turisti italiani che mi ha avvicinata raccomandandomi di toccarla più perchè poteva portare malattie. Ancora oggi ogni tanto penso a che cosa stia facendo, a che cosa le stia riservando la vita  ......

Al Forte Rosso (Lal Qila) di Agra incontriamo una sposina in viaggio di nozze con tanto di marito e suoceri a seguito. Lei ci guardava come se volesse chiederci qualche cosa, ma non osava ... avendo capito di essere nella situazione in cui i miei capelli avevano colpito ancora, le ho chiesto se volesse fare una foto con me, e lei felice mi ha detto di si. Così è iniziato il book fotografico, io con lei, io con la famiglia ... e ovviamente abbiamo chiesto se anche per loro non fosse un problema essere fotografati da noi; ne erano felicissimi. Non trovate che lei fosse semplicemente bellissima.
Davanti al Palazzo dei Venti ad Agra è facile trovare persone che chiedono l'elemosina. In questo caso si trattava di una zingara proveniente dall'Afganistan con un bimbo molto piccolo. La nostra guida ne era piuttosto spaventata e ci ha ripetutto più volte di prestare particolare attenzione nell'avvicinarla e nel parlarle. Probabilmente aveva ragione lui, ma davanti a due occhi come questi rimani incantato, come puoi non fermarli con un obiettivo anche a costo di qualche rupia.
Concludiamo con questo saluto di due adolescenti che camminavano lungo il fiume a Jaipur; non sembrano molto convinti di questo saluto, sembrano un po' perplessi..... mi sono spesso chiesta come appariamo ai loro occhi; loro che devono combattere ogni giorno per vivere, che non hanno nulla se non quello che riescono a conquistare con grande fatica o con metodi meno leciti. Mi sento sempre a disagio nella mia parte di turista; nonostante mi piaccia molto parlare con le persone che incontro, ascoltare le loro storie o semplicemente le loro chiacchere, che cerchi di aiutarle per quanto mi è possibile, resto comunque una turista che arriva con i suoi soldi e le sue comodità nel loro paese.




domenica 5 febbraio 2012

Cigni Selvatici - Jung Chang

"Cigni Selvatici" è uno dei più bei libri che abbia avuto l'opportunità di leggere. Non è una lettura  semplice, nè tantomeno leggera; ma è senz'altro uno di quei libri che, se ti conquista, arrivati alla fine, ti lascia quel senso di vuoto paragonabile a quando una persona cara ti lascia.

Un libro che ami leggere è qualche cosa che non vorresti mai abbandonare, che non vedi l'ora di rincontrare, e quando arriva l'ultima pagina, e come un po' lasciarsi. Una sensazione quasi dolorosa.

"Cigni Selvatici" è l'autobiografia dell'autrice, Jung Chang, che racconta attraverso la vita della nonna, della madre e la sua l'epopea della propria famiglia e di riflesso un secolo di storia della Cina.

Parte dal rovesciamento dell'Impero Manciù, quando la Cina era governata dai signori della guerra, e quando la bellezza delle donne era misurata in base alla lunghezza del loro piede, raggiungendo la perfezione con "Gigli dorati" di otto centimetri (non può commuovere e indignare la descrizione delle sofferenze a cui erano sottoposte sin da bambine e che si protraeva per tutta la vita, con l'unico scopo di compiacere l'uomo).


Si prosegue con l'invasione della Cina da parte del Giappone, la nascita del comunismo e la proclamazione della Repubblica Popolare cinese, la riforma agraria, la rivoluzione culturale ... insomma il libro si articola in un continuo intrecciarsi di eventi storici e privati per un periodo di cento anni di storia.


In conclusione del libro l'autrice riferisce il suo stato d'animo rispetto alla strage di piazza Tiananmen.

"Nella primavera del 1989 ho viaggiato a lungo in tutta la Cina, raccogliendo materiale per questo libro, e ho visto montare la marea delle dimostrazioni da Chengdu fino a piazza Tiananmen. Mi ha colpito il fatto che la paura fosse stata dimenticata a tal punto che pochi dei milioni di dimostranti percepivano il pericolo; quasi tutti sembrarono colti di sorpresa quando l'esercito aprì il fuoco. Tornata a Londra, ho assistito all'eccidio attraverso la televisione, e francamente non riuscivo a credere ai miei occhi: era stato davvero ordinato dalla stessa persona che io e tanti altri avevamo accolto come un liberatore? La paura ha fatto un debole tentativo di riaffermarsi, ma senza la forza onnipresente e schiacciante dei tempi di Mao: oggi, nelle riunioni politiche, la gente critica apertamente i capi del Partito, citandoli per nome. Il corso della liberalizzazione è diventato irreversibile. Ciò nonostante, il volto di Mao guarda ancora dall'alto la piazza Tiananmen."

E' un libro che consiglio caldamente di leggere, a me ha lasciato molto e, non da sottovalutare, mi ha arricchito anche da un punto di vista nozionistico sulla storia di uno dei paesi che oggi fa più parlare di sè: una nuova potenza economica dove ancora non si ha libero accesso a internet.

India - Miniature Indiane

Quando visito un nuovo paese, mi piace molto passeggiare per botteghe e negozi ed acquistare prodotti artigianali, tipici del luogo. Purtroppo, molto spesso, quello che viene proposto ai turisti è materiale commerciale, molto lontano dal vero artigianato o arte locale.

Nel corso di un viaggio nel Rajasthan, un tour del triangolo d'oro (Nuova Dehli, Jaipur e Agra), ho avuto modo di apprezzare l'arte delle miniature indiane. Questa zona è infatti famosa per questo particolarissimo modo di dipingere attraverso il quale si riescono a realizzare quadri di piccole dimensioni, ma con un dettaglio veramente sorprendente. Questo tipo di pittura è vecchio di alcuni secoli in India e viene tramandato di generazione in generazione all'interno di scuole.

Normalmente, se ne fate richiesta, la guida che vi sta accompagnando saprà sicuramente condurvi nel posto giusto. Noi siamo entrati in questa sorta di "laboratorio" e ci siamo resi subito conto che tutto era tranne che una meta turistica. Ci ha accolto uno degli allievi più anziani, perchè il maestro non era presente quel giorno, e ci ha fatto accomodare in un piccolo ufficio. Dopo averci offerto da bere come di rito, ha iniziato ad appoggiare delle cartelline porta disegni e ci ha fornito di lente d'ingrandimento.
Da quel momento abbiamo intrapreso un viaggio indescrivibile iniziato con miniature create dalle mani di allievi ancora inesperti, e man mano che i fogli comparivano, hanno iniziato a riempirsi sempre più di colori, di dettagli, di gruppi di uomini che diventavano vere folle; ognuno di loro era diverso dagli altri in ogni singolo dettaglio. La mostra si è conclusa con una delle opere del maestro, in cui aveva utilizzato addirittura l'oro come colore; ci ha lasciato semplicemente senza fiato.

I fogli di carta che utilizzano vanno da quelli più commerciali e di meno valore utilizzati dagli allievi più giovani, alla carta vecchia anche di un secolo utilizzata dai più esperti. Per dipingere utilizzano pennelli con un unico pelo di scoiattolo e i colori utilizzati sono esclusivamente di origine minerale o vegetale, come sempre è stato nella storia di quest'arte. Normalmente le miniature rappresentano scene legate al periodo dei maraja e ai loro splendidi palazzi. Gli uomini rappresentati non guardano mai davanti a loro e sono sempre vestiti con abiti tipici indiani.

Non ci siamo potuti sottrarre all'acquisto di uno di questi capolavori. Purtroppo non abbiamo potuto scegliere il migliore disponibile per una questione di prezzo, le nostre finanze ci hanno permesso l'acquisto della miniatura che vedete nella foto, comunque realizzata da uno degli allievi più esperti e su carta vecchia di cento anni. Il valore viene determinato dalla grandezza della miniatura, dal numero di elementi che la compongono, e dal tipo di colori utilizzati. La contrattazione è minima, siamo davanti a vere opere d'arte, che hanno richiesto mesi di lavoro e che meritano per questo rispetto.

Abbiamo lasciato la scuola pienamente soddisfatti del nostro acquisto, che oggi fa bella figura nel nostro salotto, e anche del fatto che grazie al nostro acquisto abbiamo dato un aiuto alla scuola per autosostenersi e portare avanti nel tempo questo prezioso tipo d'arte.

sabato 28 gennaio 2012

Tour: Veneto - Slovenia - Croazia - Veneto

E' stato un tour molto intenso, ma ben pianificato e alla fine nonostante i molti chilometri in macchina e la quantità di cose viste, non si è rivelato per nulla pesante, anzi ...

1 giorno: Milano - Vicenza

La Rotonda
Il tour è iniziato con le Ville del Palladio a Vicenza. Siamo stati piuttosto bravi ad individuare quelle di maggiore interesse e a confezionare una sorta d'itinerario, anche se poi una volta sul posto ne abbiamo aggiunta qualche altra. la più bella in assoluto è stata "La Rotonda", con la sua simmetricità, posizionata in cima alla collina, è veramente un capolavoro. ("Oggi ho visitato una splendida villa detta la Rotonda ... forse mai l'arte architettonica ha raggiunto un tal grado di magnificenza" - Goethe, da Viaggio in Italia).

A seguire abbiamo visitato Villa Godi. Villa Godi è ancora abitata, e non nascondo l'invidia provata al pensiero che ci siano persone che possono godere di un posto così meraviglioso. Annesso alla villa vi è un ristorante molto carino chiamato "Il Torchio Antico" dove abbiamo approfittato per pranzare e goderci ancora un po' l'atmosfera rilassante e di altri tempi del posto. Infatti si ha la possibilità di pranzare all'aperto, sotto un bellissimo porticato che guarda i giardini interni della villa. Sicuramente da menzionare anche Villa Piovene. Nonostante sia ancora abitata da una contessa (o almeno lo era quando ci siamo
stati noi) appare molto trascurata e circondata da un'aria di abbandono, fatta eccezione per tre
dobermann che non ci hanno perso di vista un solo attimo per tutto il tempo in cui abbiamo camminato lungo le mura di cinta alla ricerca disperata dell'ingresso. Arrivati all'ingresso abbiamo trovato un ingresso che indicava la villa come aperta alle visite, ma in realtà la porta risultava ben chiusa. Non ci siamo particolarmente stupiti però, in quanto il proprietario del ristorante ci aveva ancitipato come in passato avessere fissato visite su appuntamento alla villa da parte di personaggi illustri, anche provenienti dall'estero, e al loro arrivo hanno trovato la porta chiusa con tanto di contessa in vestaglia. Non potevamo certo essere noi più fortunati. Un vero peccato comunque! Oltre a queste ville ne abbiamo visitate altre degne di nota come, Villa Thiene, Villa Angarano, Villa Valmarana Scaglionari Zen, Villa Valmarana Bressan e per ultima Villa Trissino e Circoli.

Bassano del Grappa - Ponte di legno
Dopo aver lasciato la zona delle Ville Palladiane abbiamo cotinuato il nostro tour andando a Bassano del Grappa (.... bellissimo il ponte di legno ....), Marostica ( .. qui abbiamo visto la famosa scacchiera dove ogni anno si svolge una partita a scacchi vivente. Siamo salti fino al Castello .. una vista bellissima!) e infine abbiamo concluso la giornata passeggiando lungo le vie del centro di Vicenza. Per il pernottamento abbiamo scelto l'Hotel Villa Michelangelo, molto bello anche se la cena stile Nouvelle Cousine non rispecchia proprio i nostri gusti ... o meglio la nostra fame.

2 giorno: Vicenza - Trieste

Il giorno seguente il nostro tour riparte con un'altra giornata molto ambiziosa. Lasciamo Vicenza di mattina presto per raggiungere Trieste. Lungo la strada per Trieste abbiamo inserito la visita ai due castelli sul mare: Il castello di Duino e il castello di Miramare.
Castello di Duino
Il Castello di Duino ci ha veramente entusiasmato. Oggi è una residenza privata che è parzialmente aperta al pubblico. E' quindi curato nei minimi dettagli, un giardino stupendo, una casa da sogno, un innumerevole numero di personaggi che vi hanno soggiornato nella corso della storia. Era infatti uno dei salotti più ambiti da intellettuali, poeti e scienziati. All'interno è anche possibile accedere ad un bunker risalente alla seconda guerra mondiale.


Ci siamo poi spostati al Castello di Miramare. Questo al contrario del precedente, ci ha molto deluso. Completamente rifatto, sa di finto, commerciale ed è freddo. Ci siamo quindi fermati molto poco e da qui siamo andati direttamente a Trieste. La piazza principale è bellissima, enorme, imponente, con la distesa del mare davanti da una sensazione di infinito. L'architettura dei palazzi che circondano la piazza è notevole e risultano uno più bello dell'altro. Molto piacevole anche la vista del canale, che ricorda molto Venezia. Al contrario grande delusione per il Duomo e la Rocca. Diciamo che Trieste merita una visita per Piazza Italia, una delle più belle piazze che abbia visto. Per chiudere la giornata abbiamo visitato la Grotta Gigante, una delle grotte più grandi per ampiezza. Non è la classica grotta dove cammini lungo stallattiti e stalagmiti, ma una discesa netta al termine della quale ti ritrovi al centro di un'unica grotta immensa, bellissima e poi una risalita decisa di nuovo in superficie. L'hotel scelto per Trieste è stato l'Hotel Riviera e Maximilian's che ci ha permesso di chiudere questa bellissima giornata con una romantica cena sulla terrazza sul mare.

Terzo giorno: Trieste - Lubjana - Pola

Al nostro risveglio, guardando l'orizzonte verso l'Istria, c'era un cielo tanto nero che poteva rappresentare solo pioggia. La nostra prima tappa della giornata era rappresentata dalle Grotte di Postumia in Slovenia, ma considerate le previsioni meteo della nostra successiva tappa, Pola, abbiamo deciso di trascorrere l'intera giornata in Slovenia aggiungendo come tappa la capitale Lubjana.

La visita alle Grotte di Postumia è stata bellissima. Il primo chilometro in treno, poi una passeggiata di tre chilometri in uno scenario da togliere il fiato e l'ultimo tratto fino all'uscita di nuovo in treno. Sonon state in assoluto le grotte più grandi che abbia mai visto, anche perchè prima di queste avevo solo visitato quelle di Toirano in Liguria e ieri la Grotta Gigante. C'era una quantità di gente impressionante alla partenza, tutti gruppi divisi per lingua, una vera operazione commerciale. Peccato non essere stati informati prima  che si sarebbe potuta prenotare una visita guidata per un gruppo massimo di 15 persone con tanto di attrezzatura da speleologo. E' proprio vero che informarsi bene su tutto è la chiave del successo di qualunque viaggio per breve o lungo che sia. Usciti dalle grotte abbiamo visto l'indicazione per il castello di Predjamski, molto bello, ma abbiamo rinunciato a visitarlo all'interno per arrivare a Lubjana in tempo. Chiunque si trovasse in questa zona, però ne approfitti, è veramente suggestivo.

Siamo arrivati a Lubjana nella tarda mattinata. Non è una città grande, anzi molto più piccola di quanto non ci si aspetterebbe da una capitale. E' molto verde. Lungo le acque della Ljubljanica nella città vecchia, i salici del parco cittadino toccano l'acqua. Ovviamente non potevamo mancare la salita al Colle del Castello. Abbiamo pranzato sul tardi in un ristorantino nella città vecchia, lungo il fiume ... tutto molto carino e perchè no, anche un po' romantico. Nel pomeriggio siamo partiti in direzione della penultima tappa del nostro viaggio: Pola, dove siamo arrivati verso l'ora di cena.
Quarto giorno: Pola

... che delusione ... non so bene cosa ci aspettassimo. I dintorni di Pola rappresentano la bruttissima copia del mare Adriatico. Acque scure, niente sabbia, lunghi marciapiedi di cemento sui quali i bagnanti prendono il sole (.. tristissimo..). Pola, nonostante i suoi innumerevoli monumenti di epoca romana, è una città sporca, trascurata, per nulla attenta al suo patrimonio artistico. L'arco dei Sergi faceva da poggia biciclette, il mosaico della punizione di Dirce coperto con teloni di plastica perchè sopra vi stavano costruendo un nuovo palazzo, il castello, che non era più un castello, ma una tristissima e squadratissima cinta muraria con una torre completamente distrutta ed inagibile .. insomma ovunque ti girassi una grande tristezza e squallore. Anche il bellissimo anfiteatro romano, pur restando il monumento più bello visto in questa città, è anch'esso deturpato da luci, gradinate di metallo, ecc. Insomma siamo stati contenti di avere modificato il nostro programma ed avere aggiunto la giornata in Slovenia, perchè a Pola una giornata è più che sufficiente. Unica nota piacevole l'apprezzatissimo massaggio e la piscina dell'hotel "Villa Letan" (.... ma evitate il ristorante di questo hotel a quattro stelle: mosche, qualche cosa di non ben definito che si supponeva fosse carne, minestrina in brodo, frutta marcita ... noi ci siamo messi in macchina, nonostante la stanchezza, a cercare un ristorante alternativo).

Quinto/Sesto giorno: Pola - Padova - Milano

Siamo arrivati all'ultima tappa di questo tour: Padova. Nonostante le mie origini venete sia da parte di madre che di padre, non avevo mai avuto l'opportunità di visitare questa città, che è stata una piacevole sorpresa. Con il nostro bel passo abbiamo visitato "l'Orto Botanico" per ben due volte (la prima volta la serra delle orchidee era chiusa); alla fine la serra non si è rivelata nulla di speciale, ma la mattinata era limpida e soleggiata e abbiamo potuto approfittare per scattare nuovamente le foto, visto che il giorno prima il cielo era coperto. Abbiamo passeggiato per le vie del centro e visitato il Palazzo della Ragione, la chiesta di Sant'Antonio, abbiamo seguito una bellissima visita guidata alla chiesa di Santa Giustina, ci siamo rilassati e fatto qualche foto in Piazza Prato della Valle e soprattutto siamo riusciti ad andare a vedere la famosa "Cappella degli Scrovegni" (prenotando da Milano). Per il pernottamente a Padova abbiamo scelto un hotel economico, ma molto carino e in posizione comodissima al centro: l'"Hotel Sant'Antonio".

venerdì 27 gennaio 2012

Polonia - Cracovia - Miniere di sale di Wieliczka - Auschwitz

Il 27 gennaio 1945 vennero abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz. Era la fine dell'olocausto che aveva visto morire milioni di ebrei; ancora oggi non si conosce il numero effettivo delle vittime.

Oggi, nel giorno della memoria, siamo tutti chiamati ad un momento di riflessione su noi stessi, su tutto quello che diamo come scontato, sulla fiducia che abbiamo nel prossimo e soprattutto sui tanti altri stermini avvenuti in passato e ancora in corso a cui si da poca rilevanza e dei quali in generale si sa poco o quasi nulla; pensiamo all'Armenia, alla Cambogia al Ruanda.

Nel giugno del 2009 ho avuto occasione di trascorrere un lungo week-end a Cracovia. Cracovia è stata la capitale della Polonia fino alla fine dell'800, spostata poi a Varsavia. E' anche la città Natale di un dei Papi più amati della storia Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II. Quello che più colpisce di questa città, molto piacevole dal punto di vista architettonico e culturale, è il centro storico medievale che nel 1978 è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità Unesco. Il centro storico accoglie l'università Jagellonian, il Castello di Wawel e una delle più grandi piazze antiche d'Europa. Molto interessante, e di profonda riflessione, anche la visita al quartiere ebraico Kazimierz.

Per fare svagare un po' i bambini abbiamo inserito anche una tappa fuori porta: le miniere di sale di Wieliczka. E' una delle più antiche miniere di sale ancora utilizzata nel mondo. Nel corso della visita attraversando diverse sale, ci si imbatte in diverse figure storiche o rappresentazioni di opere (ad esempio "L'ultima cena" di Leonardo) scolpite direttamente nel sale dai minatori. La visita si conclude nella cappella di Santa Klinga, situata in profondità all'interno della miniera. Anche la miniera di sale è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità Unesco.



Ma torniamo al 27 gennaio e al suo significato, è poi per questo che sono tornata con la memoria a questo week-end nel corso del quale, oltre a visitare una bellissima città, a trascorrere momenti molti sereni e divertenti, abbiamo deciso di fare, insieme ai nostri figli, una visita che ritenevamo dovuta, e cioè una visita ad "Auschwitz" che dista circa sessanta chilometri dall'area metropolitana di Cracovia. L'effetto che questa visita ha avuto su di me, non avrei potuto mai immaginarlo. Ero sicura che sarei rimasta scossa, ero cosciente di andare a visitare un luogo che aveva visto morte, dolore, sofferenza,mancanza di rispetto verso l'uomo, ma la sensazione che ho provato nel varcare l'ormai infelicemente famoso cancello con la scritta "Arbeit macht frei", nel camminare lungo i vialetti, nel vedere i forni crematori, di entrare di una stanza enorme con vetri al posto di mura e al di là di quei vetri vedere centinaia di scarpe, valige, occhiali e
quantità enormi di capelli. La cosa che più mi ha scossa sono state le scarpe; scarpe femminili elegantissime, ti lasciavano immaginare che potevano essere indossate solo da una bella donna, elegante, aristocratica o comunque benestante. Li hanno spogliati di tutto, e non solo dei loro beni materiali, ma della dignità di esseri umani. Ho pianto e non mi vergogno a dirlo; in quel posto respiri l'aria che hanno respirato loro, ti guardano dalle pareti in centinaia, nelle lunghe file di foto, e la quasi totalità di loro è morta lì dopo lunghe e atroci sofferenze contrarie ad ogni logica. Sono contenta di avere visto con i miei occhi; ho sempre letto molto sull'olocausto e ne immaginavo l'orrore, ho visitato questo campo e l'ho sentito scorrere dentro di me, e ancora ho la consapevolezza che non sia nulla quello che ho provato e provo rispetto a quanti hanno vissuto questa esperienza sulla propria pelle.

Concludo questo articolo consigliando un libro sull'argomento a chi fosse interessato ad un punto di vista diverso. E' da poco uscito nelle librerie "Auschwitz. Ero il numero 220543" scritto da Denis Avey. Denis nel corso della seconda guerra mondiale è un soldato inglese che combattendo in Africa, cade prigioniero e viene rinchiuso in diversi campi di prigionia fino a quando viene deportato ad Auschwitz nel campo per prigionieri di guerra (Auschwitz era infatti formato da ben tre campi). Qui si trova a lavorare fianco a fianco con gli ebrei nella costruzione del complesso industriale per una ditta farmaceutica. Da subito si rende conto che per quanto loro patissero la fame e fossero sottoposti a trattamenti paragonabili ad una condizione di schiavitù, non era nulla rispetto a quello che dovevano sopportare i loro compagni lavoratori ebrei. Per una paio di volte riesce a fare cambio con un ebreo ed trascorrere due notti nel loro campo, questo con l'unico desiderio di vedere con i suoi occhi l'orrore e poterlo quindi testimoniare una volta terminata la guerra. Alla fine sopravvive e dopo sessant'anni dal suo ritorno in patria ha finalmente l'opportunità e la forza per raccontare la sua storia a dei giornalisti. Nel corso di questa intervista riceverà anche piacevoli rivelazioni .... ma non vi dico altro per non togliervi la sorpresa almeno delle ultime pagine.

domenica 22 gennaio 2012

Agent 6 - Tom Rob Smith

Ho terminato oggi di leggere l'ultimo libro di Tom Rob Smith, diventato famoso con il bestselle intitolato "Bambino 44". Non è tra i miei autori preferiti, in particolare come genere, ma la lettura era "dovuta" essendo stato il primo vero regalo ricevuto da mio figlio per Natale. E' uscito appositamente a comprarlo usando i suoi soldi e soprattutto pensando ad una cosa che mi potesse fare piacere ... un libro. L'ho letto al contrario con piacere, una storia avvincente e realistica fino all'ultima riga.


Il libro si sviluppa in quattro parti, strettamente legate a quattro momenti fonadmentali della vita del protagonista l'agente e poi, ex agente, dell'MGB Leo Demidov.

La prima è legata alla sua esperienza come agente dell'MGB sovietico, fedele allo stato, alla continua ricerca di agitatori antisovietici tra il popolo. ("E Leo imparò una preziosa lezione: un investigatore non doveva limitarsi a cercare affermazioni sovversive. Molto più importante era fare sempre attenzione alle dichiarazioni di amore e di lealtà che suonavano poco convincenti").

La seconda fase lo vede rinnegare la sua vita precedente, sposarsi con Raisa, un'insegnante, e adottare due figlie, accettando di rinunciare a tutti i privilegi che gli erano dati dalla sua condizione precedente ("Raisa esercitava un potere morale, un'influenza sulle sue emozioni potente quanto quella della luna sulle maree. A mano a mano che il suo rapporto con lei era maturato, quello con lo Stato si era invece indebolito: si domandò se per caso non lo avesse sempre immaginato, se innamorandosi di lei non fosse stato consapevole che la sua unione con l'MGB sarebbe terminata"). La serenità termina però con un viaggio a New York della moglie e le figlie, nel corso del quale Raisa resta vittima di una sparatoria. Da quel momento la sua unica ragione di vita diventa scoprire la verità sulla morte della moglie, verità nascosta dalle autorità americane.

La terza fase lo vede trascorrere sette anni a Kabul. A seguito di un fallito tentativo di fuga dall'Unione Sovietica per raggiungere gli Stati Uniti, viene inviato a Kabul a lavorare nelle fila del KGB come addestratore di nuovi agenti speciali; l'alternativa sarebbe stata ben peggiore: la prigione e la ritorsione nei confronti delle due figlie. Nel corso di questi anni nasconde il suo dolore, i suoi desideri di vendetta, la mancanza delle figlie, il fallimento personale nei fumi dell'oppio fino a quando non incontra Nara (una giovane agente parte della sua classe) e una bimba afgana, Zabi, sopravvissuta alla distruzione del suo villaggio da parte delle forze sovietiche, e per questo considerata dal suo popolo un miracolo, un segno divino che i sovietici saranno annientati. ("Lenin è l'uomo che ha creato il comunismo, che è il nome della religione in cui gli invasori credono. Lenin è un dio per gli invasori, o un profeta, una figura divina: appendono le sue fotografie nelle scuole e negli edifici. Leggono le sue parole e le ripetono come una cantilena").

L'ultima fase vede Leo che riesce ad ottenere asilo politico negli Stati Uniti e finalmente a scoprire la verità sulla morte di Raisa, attraverso la confessione dell'agente 6 (curiosamente emerge solo nelle ultime pagine del libro), ex agente dell'FBI messo in pensione "forzatamente" subito dopo quegli avvenimenti. ("Ora un fatto gli era chiaro: la verità non gli aveva procurato alcun conforto. Ciò che aveva scoperto on aveva reso più facile sopportare la morte di Raisa. Con il doloro non c'era soluzione possibile, non c'era conclusione. Non era possibile mettervi fine.").

Il libro si conclude con il suo rientro in Unione Sovietica, scelta obbligata una volta che, venuto allo scoperto con le sue indagini sulla morte della moglie, erano ricominciate le minacce nei confronti delle figlie. La sua colpa non era in discussione e il suo processo avrebbe avuto un verdetto già deciso. ("Per quanto riguardava il governo sovietico, Leo non era riucisto a ottenere nessuna garanzia tranne una: se fosse tornato, le misure puntive contro le sue figlie sarebbero finite." - "Quando scoppiò a piangere le figlie si precipitarono da lui stringendolo tra le braccia. E finalmente Leo si concesse un po' di felicità.").

Altri libri dello stesso autore: Bambino 44 (del quale Ridley Scott ha acquistato i diritti cinematografici), Il rapporto segreto.

domenica 15 gennaio 2012

Kenya - Malindi - Tropical Village e Sardegna 2

Cosa ci può essere di meglio, per riprendersi dalle fatiche di un safari, che rilassarsi all’interno di un resort sulle belle spiagge di Malindi.

Abbiamo soggiornato al Tropical Village, uno dei SeaClub del tour operator Francorosso. Il villaggio è molto piccolo, accogliente e soprattutto informale; perfetto per chi non vuole che la sera in villaggio si trasformi in una sfilata di moda  (… per farsi vedere da chi poi, mi sono sempre chiesta). Per ben due sere mi sono presentata a cena in tuta da ginnastica (… la stessa) e per le restanti in jeans!

Il villaggio ha una hall molto bella, tutta di divani bianchi con wi-fi gratuito e bar fornitissimo a pochi metri. Sempre nella stessa area si trova la reception, la cassa e un carinissimo negozio di souvenir africani; anche se in questo caso vi raccomando di acquistare i prodotti (praticamente gli stessi) nelle bancarelle sulla spiaggia.  
Le stanze sono distribuite in bianche palazzine a due piani, tutte con ampio balcone o veranda a seconda che siano a piano terra o al primo piano.
Il ristorante è molto accogliente, la cucina assolutamente sopra le aspettative e i camerieri molto disponibili e gentili; inoltre nonostante il motto africano “pole pole” (piano piano) abbiamo comunque ricevuto un buon servizio.
La spiaggia è fornita di lettini (con materassini) e teli mare; non ci sono ombrelloni, ma delle bellissime palme che riparano dal sole nel caso si preferisca restare al fresco. A gennaio abbiamo trovato circa 30 gradi con un costante venticello molto piacevole.

La spiaggia del villaggio è rialzata per evitare che i tanti “beach boys” e venditori possano raggiungere i clienti. Per quanto riguarda le strutture sportive, non sono di alto livello, ma ci sono comunque due campi da beach volley e un campo da bocce, più diving center per sport aquatici tra cui Kyte surf.
L’hotel è fornito anche di una SPA molto bella con palestra, vasche intorno alle quali sono distribuite le cabine massaggio. Offrono un’ampia gamma di servizi a prezzi non proprio modici, ma nemmeno esorbitanti (massaggio singolo di circa un’ora intorno ai 40 Euro).
I lati negativi del villaggio, anche se pochi, sono:
  • Una piscina un po’ spoglia, ma comunque pulita e di grandezza adeguata;
  • L’area per il tiro con l’arco è meglio venga eliminata, se non ci si mette mano; non ci sono archi, poche frecce, ecc.
  • A gennaio, a causa di piogge nel nord del paese e alla marea, il mare davanti al villaggio è color fango, per i detriti portati dal fiume Galana che sfocia pochi metri prima; ovviamente non è colpa di nessuno, ma non è balneabile e bisogna organizzarsi per andare in altre spiagge se si vogliono fare bagni in mare; meglio chiedere bene all’agenzia, se lo scopo del viaggio è galleggiare in acque trasparenti;
  • I venditori locali sono veramente insistenti ed è quasi impossibile godersi una passeggiata sulla spiaggia (oltretutto molto bella e lunga) senza essere “accompagnati” da molti di loro; ma anche questo non dipende da nessuno se non dalla cultura locale.
Ci sono diverse escursioni da organizzare e per questo vi consiglio di affidarvi ai Beach Boys, che propongono tariffe più basse e offrono un’organizzazione molto buona. In particolare se vi trovate in questo tratto di mare di Malindi vi consiglio “Geremia” (nella foto).
Geremia ci ha organizzato una bellissima escursione all’atollo di Sardinia 2. Sono venuti a prenderci con il Tuk Tuk in mattinata e ci hanno accompagnato alla barca. Da qui siamo partiti in direzione di Sardinia 2 costeggiando il litorale verso Watamu.

Abbiamo fatto una prima fermata sulla barriera corallina, ci è stato chiesto se volevamo tuffarci, ma nessuno ha accolto l’offerta; non è proprio la barriera corallina del Mar Rosso, eravamo in pieno oceano; comunque appena hanno buttato un po’ di pane nel mare la barca è stata circondata da una miriade di pesci, per lo più blu. Personalmente non approvo questi approcci “turistici” per attirare i pesci, ma posso comprendere il fatto che facciano di tutto pur di rendere il turista contento della sua escursione e che quindi proceda poi con il passaparola.

La seconda fermata è stata all’atollo di Sardinia 2; con la bassa marea nel mezzo delle acque cristalline emerge un lembo di sabbia bianchissima sul quale si può passeggiare, trovare stelle marine, enormi ricci di mare. L’acqua è trasparente e con la sabbia bianca assume proprio le caratteristiche delle bianche spiagge caraibiche. Anche qui siamo stati accolti dai soliti venditori (incredibile arrivano con la loro barchetta dalla spiaggia, e lasciano l’atollo man mano che si alza la marea … sono irriducibili).


I membri del nostro equipaggio si sono messi poi ai fornelli, montando una grande griglia sulla sabbia e iniziando a cuocere aragoste, gamberi e pesce vela che ci hanno servito a volontà accompagnato da riso condito con sugo di pomodoro e cocco. Uno dei pranzi di pesce migliore della mia vita. Al termine del pranzo è arrivato anche il caffè; orribile, ma abbiamo voluto premiare l’imprenditorialità di questo uomo del posto che messo del caffè nel suo termos faceva il giro delle varie barche a chiedere chi volesse concludere il pranzo con il classico caffè; è arrivato fornito di tazzine, zucchero e bacchettine di plastica confezionate.
E’ stata una giornata piacevolissima che raccomando a chiunque si ritrovi nei paraggi.