sabato 28 gennaio 2012

Tour: Veneto - Slovenia - Croazia - Veneto

E' stato un tour molto intenso, ma ben pianificato e alla fine nonostante i molti chilometri in macchina e la quantità di cose viste, non si è rivelato per nulla pesante, anzi ...

1 giorno: Milano - Vicenza

La Rotonda
Il tour è iniziato con le Ville del Palladio a Vicenza. Siamo stati piuttosto bravi ad individuare quelle di maggiore interesse e a confezionare una sorta d'itinerario, anche se poi una volta sul posto ne abbiamo aggiunta qualche altra. la più bella in assoluto è stata "La Rotonda", con la sua simmetricità, posizionata in cima alla collina, è veramente un capolavoro. ("Oggi ho visitato una splendida villa detta la Rotonda ... forse mai l'arte architettonica ha raggiunto un tal grado di magnificenza" - Goethe, da Viaggio in Italia).

A seguire abbiamo visitato Villa Godi. Villa Godi è ancora abitata, e non nascondo l'invidia provata al pensiero che ci siano persone che possono godere di un posto così meraviglioso. Annesso alla villa vi è un ristorante molto carino chiamato "Il Torchio Antico" dove abbiamo approfittato per pranzare e goderci ancora un po' l'atmosfera rilassante e di altri tempi del posto. Infatti si ha la possibilità di pranzare all'aperto, sotto un bellissimo porticato che guarda i giardini interni della villa. Sicuramente da menzionare anche Villa Piovene. Nonostante sia ancora abitata da una contessa (o almeno lo era quando ci siamo
stati noi) appare molto trascurata e circondata da un'aria di abbandono, fatta eccezione per tre
dobermann che non ci hanno perso di vista un solo attimo per tutto il tempo in cui abbiamo camminato lungo le mura di cinta alla ricerca disperata dell'ingresso. Arrivati all'ingresso abbiamo trovato un ingresso che indicava la villa come aperta alle visite, ma in realtà la porta risultava ben chiusa. Non ci siamo particolarmente stupiti però, in quanto il proprietario del ristorante ci aveva ancitipato come in passato avessere fissato visite su appuntamento alla villa da parte di personaggi illustri, anche provenienti dall'estero, e al loro arrivo hanno trovato la porta chiusa con tanto di contessa in vestaglia. Non potevamo certo essere noi più fortunati. Un vero peccato comunque! Oltre a queste ville ne abbiamo visitate altre degne di nota come, Villa Thiene, Villa Angarano, Villa Valmarana Scaglionari Zen, Villa Valmarana Bressan e per ultima Villa Trissino e Circoli.

Bassano del Grappa - Ponte di legno
Dopo aver lasciato la zona delle Ville Palladiane abbiamo cotinuato il nostro tour andando a Bassano del Grappa (.... bellissimo il ponte di legno ....), Marostica ( .. qui abbiamo visto la famosa scacchiera dove ogni anno si svolge una partita a scacchi vivente. Siamo salti fino al Castello .. una vista bellissima!) e infine abbiamo concluso la giornata passeggiando lungo le vie del centro di Vicenza. Per il pernottamento abbiamo scelto l'Hotel Villa Michelangelo, molto bello anche se la cena stile Nouvelle Cousine non rispecchia proprio i nostri gusti ... o meglio la nostra fame.

2 giorno: Vicenza - Trieste

Il giorno seguente il nostro tour riparte con un'altra giornata molto ambiziosa. Lasciamo Vicenza di mattina presto per raggiungere Trieste. Lungo la strada per Trieste abbiamo inserito la visita ai due castelli sul mare: Il castello di Duino e il castello di Miramare.
Castello di Duino
Il Castello di Duino ci ha veramente entusiasmato. Oggi è una residenza privata che è parzialmente aperta al pubblico. E' quindi curato nei minimi dettagli, un giardino stupendo, una casa da sogno, un innumerevole numero di personaggi che vi hanno soggiornato nella corso della storia. Era infatti uno dei salotti più ambiti da intellettuali, poeti e scienziati. All'interno è anche possibile accedere ad un bunker risalente alla seconda guerra mondiale.


Ci siamo poi spostati al Castello di Miramare. Questo al contrario del precedente, ci ha molto deluso. Completamente rifatto, sa di finto, commerciale ed è freddo. Ci siamo quindi fermati molto poco e da qui siamo andati direttamente a Trieste. La piazza principale è bellissima, enorme, imponente, con la distesa del mare davanti da una sensazione di infinito. L'architettura dei palazzi che circondano la piazza è notevole e risultano uno più bello dell'altro. Molto piacevole anche la vista del canale, che ricorda molto Venezia. Al contrario grande delusione per il Duomo e la Rocca. Diciamo che Trieste merita una visita per Piazza Italia, una delle più belle piazze che abbia visto. Per chiudere la giornata abbiamo visitato la Grotta Gigante, una delle grotte più grandi per ampiezza. Non è la classica grotta dove cammini lungo stallattiti e stalagmiti, ma una discesa netta al termine della quale ti ritrovi al centro di un'unica grotta immensa, bellissima e poi una risalita decisa di nuovo in superficie. L'hotel scelto per Trieste è stato l'Hotel Riviera e Maximilian's che ci ha permesso di chiudere questa bellissima giornata con una romantica cena sulla terrazza sul mare.

Terzo giorno: Trieste - Lubjana - Pola

Al nostro risveglio, guardando l'orizzonte verso l'Istria, c'era un cielo tanto nero che poteva rappresentare solo pioggia. La nostra prima tappa della giornata era rappresentata dalle Grotte di Postumia in Slovenia, ma considerate le previsioni meteo della nostra successiva tappa, Pola, abbiamo deciso di trascorrere l'intera giornata in Slovenia aggiungendo come tappa la capitale Lubjana.

La visita alle Grotte di Postumia è stata bellissima. Il primo chilometro in treno, poi una passeggiata di tre chilometri in uno scenario da togliere il fiato e l'ultimo tratto fino all'uscita di nuovo in treno. Sonon state in assoluto le grotte più grandi che abbia mai visto, anche perchè prima di queste avevo solo visitato quelle di Toirano in Liguria e ieri la Grotta Gigante. C'era una quantità di gente impressionante alla partenza, tutti gruppi divisi per lingua, una vera operazione commerciale. Peccato non essere stati informati prima  che si sarebbe potuta prenotare una visita guidata per un gruppo massimo di 15 persone con tanto di attrezzatura da speleologo. E' proprio vero che informarsi bene su tutto è la chiave del successo di qualunque viaggio per breve o lungo che sia. Usciti dalle grotte abbiamo visto l'indicazione per il castello di Predjamski, molto bello, ma abbiamo rinunciato a visitarlo all'interno per arrivare a Lubjana in tempo. Chiunque si trovasse in questa zona, però ne approfitti, è veramente suggestivo.

Siamo arrivati a Lubjana nella tarda mattinata. Non è una città grande, anzi molto più piccola di quanto non ci si aspetterebbe da una capitale. E' molto verde. Lungo le acque della Ljubljanica nella città vecchia, i salici del parco cittadino toccano l'acqua. Ovviamente non potevamo mancare la salita al Colle del Castello. Abbiamo pranzato sul tardi in un ristorantino nella città vecchia, lungo il fiume ... tutto molto carino e perchè no, anche un po' romantico. Nel pomeriggio siamo partiti in direzione della penultima tappa del nostro viaggio: Pola, dove siamo arrivati verso l'ora di cena.
Quarto giorno: Pola

... che delusione ... non so bene cosa ci aspettassimo. I dintorni di Pola rappresentano la bruttissima copia del mare Adriatico. Acque scure, niente sabbia, lunghi marciapiedi di cemento sui quali i bagnanti prendono il sole (.. tristissimo..). Pola, nonostante i suoi innumerevoli monumenti di epoca romana, è una città sporca, trascurata, per nulla attenta al suo patrimonio artistico. L'arco dei Sergi faceva da poggia biciclette, il mosaico della punizione di Dirce coperto con teloni di plastica perchè sopra vi stavano costruendo un nuovo palazzo, il castello, che non era più un castello, ma una tristissima e squadratissima cinta muraria con una torre completamente distrutta ed inagibile .. insomma ovunque ti girassi una grande tristezza e squallore. Anche il bellissimo anfiteatro romano, pur restando il monumento più bello visto in questa città, è anch'esso deturpato da luci, gradinate di metallo, ecc. Insomma siamo stati contenti di avere modificato il nostro programma ed avere aggiunto la giornata in Slovenia, perchè a Pola una giornata è più che sufficiente. Unica nota piacevole l'apprezzatissimo massaggio e la piscina dell'hotel "Villa Letan" (.... ma evitate il ristorante di questo hotel a quattro stelle: mosche, qualche cosa di non ben definito che si supponeva fosse carne, minestrina in brodo, frutta marcita ... noi ci siamo messi in macchina, nonostante la stanchezza, a cercare un ristorante alternativo).

Quinto/Sesto giorno: Pola - Padova - Milano

Siamo arrivati all'ultima tappa di questo tour: Padova. Nonostante le mie origini venete sia da parte di madre che di padre, non avevo mai avuto l'opportunità di visitare questa città, che è stata una piacevole sorpresa. Con il nostro bel passo abbiamo visitato "l'Orto Botanico" per ben due volte (la prima volta la serra delle orchidee era chiusa); alla fine la serra non si è rivelata nulla di speciale, ma la mattinata era limpida e soleggiata e abbiamo potuto approfittare per scattare nuovamente le foto, visto che il giorno prima il cielo era coperto. Abbiamo passeggiato per le vie del centro e visitato il Palazzo della Ragione, la chiesta di Sant'Antonio, abbiamo seguito una bellissima visita guidata alla chiesa di Santa Giustina, ci siamo rilassati e fatto qualche foto in Piazza Prato della Valle e soprattutto siamo riusciti ad andare a vedere la famosa "Cappella degli Scrovegni" (prenotando da Milano). Per il pernottamente a Padova abbiamo scelto un hotel economico, ma molto carino e in posizione comodissima al centro: l'"Hotel Sant'Antonio".

venerdì 27 gennaio 2012

Polonia - Cracovia - Miniere di sale di Wieliczka - Auschwitz

Il 27 gennaio 1945 vennero abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz. Era la fine dell'olocausto che aveva visto morire milioni di ebrei; ancora oggi non si conosce il numero effettivo delle vittime.

Oggi, nel giorno della memoria, siamo tutti chiamati ad un momento di riflessione su noi stessi, su tutto quello che diamo come scontato, sulla fiducia che abbiamo nel prossimo e soprattutto sui tanti altri stermini avvenuti in passato e ancora in corso a cui si da poca rilevanza e dei quali in generale si sa poco o quasi nulla; pensiamo all'Armenia, alla Cambogia al Ruanda.

Nel giugno del 2009 ho avuto occasione di trascorrere un lungo week-end a Cracovia. Cracovia è stata la capitale della Polonia fino alla fine dell'800, spostata poi a Varsavia. E' anche la città Natale di un dei Papi più amati della storia Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II. Quello che più colpisce di questa città, molto piacevole dal punto di vista architettonico e culturale, è il centro storico medievale che nel 1978 è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità Unesco. Il centro storico accoglie l'università Jagellonian, il Castello di Wawel e una delle più grandi piazze antiche d'Europa. Molto interessante, e di profonda riflessione, anche la visita al quartiere ebraico Kazimierz.

Per fare svagare un po' i bambini abbiamo inserito anche una tappa fuori porta: le miniere di sale di Wieliczka. E' una delle più antiche miniere di sale ancora utilizzata nel mondo. Nel corso della visita attraversando diverse sale, ci si imbatte in diverse figure storiche o rappresentazioni di opere (ad esempio "L'ultima cena" di Leonardo) scolpite direttamente nel sale dai minatori. La visita si conclude nella cappella di Santa Klinga, situata in profondità all'interno della miniera. Anche la miniera di sale è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità Unesco.



Ma torniamo al 27 gennaio e al suo significato, è poi per questo che sono tornata con la memoria a questo week-end nel corso del quale, oltre a visitare una bellissima città, a trascorrere momenti molti sereni e divertenti, abbiamo deciso di fare, insieme ai nostri figli, una visita che ritenevamo dovuta, e cioè una visita ad "Auschwitz" che dista circa sessanta chilometri dall'area metropolitana di Cracovia. L'effetto che questa visita ha avuto su di me, non avrei potuto mai immaginarlo. Ero sicura che sarei rimasta scossa, ero cosciente di andare a visitare un luogo che aveva visto morte, dolore, sofferenza,mancanza di rispetto verso l'uomo, ma la sensazione che ho provato nel varcare l'ormai infelicemente famoso cancello con la scritta "Arbeit macht frei", nel camminare lungo i vialetti, nel vedere i forni crematori, di entrare di una stanza enorme con vetri al posto di mura e al di là di quei vetri vedere centinaia di scarpe, valige, occhiali e
quantità enormi di capelli. La cosa che più mi ha scossa sono state le scarpe; scarpe femminili elegantissime, ti lasciavano immaginare che potevano essere indossate solo da una bella donna, elegante, aristocratica o comunque benestante. Li hanno spogliati di tutto, e non solo dei loro beni materiali, ma della dignità di esseri umani. Ho pianto e non mi vergogno a dirlo; in quel posto respiri l'aria che hanno respirato loro, ti guardano dalle pareti in centinaia, nelle lunghe file di foto, e la quasi totalità di loro è morta lì dopo lunghe e atroci sofferenze contrarie ad ogni logica. Sono contenta di avere visto con i miei occhi; ho sempre letto molto sull'olocausto e ne immaginavo l'orrore, ho visitato questo campo e l'ho sentito scorrere dentro di me, e ancora ho la consapevolezza che non sia nulla quello che ho provato e provo rispetto a quanti hanno vissuto questa esperienza sulla propria pelle.

Concludo questo articolo consigliando un libro sull'argomento a chi fosse interessato ad un punto di vista diverso. E' da poco uscito nelle librerie "Auschwitz. Ero il numero 220543" scritto da Denis Avey. Denis nel corso della seconda guerra mondiale è un soldato inglese che combattendo in Africa, cade prigioniero e viene rinchiuso in diversi campi di prigionia fino a quando viene deportato ad Auschwitz nel campo per prigionieri di guerra (Auschwitz era infatti formato da ben tre campi). Qui si trova a lavorare fianco a fianco con gli ebrei nella costruzione del complesso industriale per una ditta farmaceutica. Da subito si rende conto che per quanto loro patissero la fame e fossero sottoposti a trattamenti paragonabili ad una condizione di schiavitù, non era nulla rispetto a quello che dovevano sopportare i loro compagni lavoratori ebrei. Per una paio di volte riesce a fare cambio con un ebreo ed trascorrere due notti nel loro campo, questo con l'unico desiderio di vedere con i suoi occhi l'orrore e poterlo quindi testimoniare una volta terminata la guerra. Alla fine sopravvive e dopo sessant'anni dal suo ritorno in patria ha finalmente l'opportunità e la forza per raccontare la sua storia a dei giornalisti. Nel corso di questa intervista riceverà anche piacevoli rivelazioni .... ma non vi dico altro per non togliervi la sorpresa almeno delle ultime pagine.

domenica 22 gennaio 2012

Agent 6 - Tom Rob Smith

Ho terminato oggi di leggere l'ultimo libro di Tom Rob Smith, diventato famoso con il bestselle intitolato "Bambino 44". Non è tra i miei autori preferiti, in particolare come genere, ma la lettura era "dovuta" essendo stato il primo vero regalo ricevuto da mio figlio per Natale. E' uscito appositamente a comprarlo usando i suoi soldi e soprattutto pensando ad una cosa che mi potesse fare piacere ... un libro. L'ho letto al contrario con piacere, una storia avvincente e realistica fino all'ultima riga.


Il libro si sviluppa in quattro parti, strettamente legate a quattro momenti fonadmentali della vita del protagonista l'agente e poi, ex agente, dell'MGB Leo Demidov.

La prima è legata alla sua esperienza come agente dell'MGB sovietico, fedele allo stato, alla continua ricerca di agitatori antisovietici tra il popolo. ("E Leo imparò una preziosa lezione: un investigatore non doveva limitarsi a cercare affermazioni sovversive. Molto più importante era fare sempre attenzione alle dichiarazioni di amore e di lealtà che suonavano poco convincenti").

La seconda fase lo vede rinnegare la sua vita precedente, sposarsi con Raisa, un'insegnante, e adottare due figlie, accettando di rinunciare a tutti i privilegi che gli erano dati dalla sua condizione precedente ("Raisa esercitava un potere morale, un'influenza sulle sue emozioni potente quanto quella della luna sulle maree. A mano a mano che il suo rapporto con lei era maturato, quello con lo Stato si era invece indebolito: si domandò se per caso non lo avesse sempre immaginato, se innamorandosi di lei non fosse stato consapevole che la sua unione con l'MGB sarebbe terminata"). La serenità termina però con un viaggio a New York della moglie e le figlie, nel corso del quale Raisa resta vittima di una sparatoria. Da quel momento la sua unica ragione di vita diventa scoprire la verità sulla morte della moglie, verità nascosta dalle autorità americane.

La terza fase lo vede trascorrere sette anni a Kabul. A seguito di un fallito tentativo di fuga dall'Unione Sovietica per raggiungere gli Stati Uniti, viene inviato a Kabul a lavorare nelle fila del KGB come addestratore di nuovi agenti speciali; l'alternativa sarebbe stata ben peggiore: la prigione e la ritorsione nei confronti delle due figlie. Nel corso di questi anni nasconde il suo dolore, i suoi desideri di vendetta, la mancanza delle figlie, il fallimento personale nei fumi dell'oppio fino a quando non incontra Nara (una giovane agente parte della sua classe) e una bimba afgana, Zabi, sopravvissuta alla distruzione del suo villaggio da parte delle forze sovietiche, e per questo considerata dal suo popolo un miracolo, un segno divino che i sovietici saranno annientati. ("Lenin è l'uomo che ha creato il comunismo, che è il nome della religione in cui gli invasori credono. Lenin è un dio per gli invasori, o un profeta, una figura divina: appendono le sue fotografie nelle scuole e negli edifici. Leggono le sue parole e le ripetono come una cantilena").

L'ultima fase vede Leo che riesce ad ottenere asilo politico negli Stati Uniti e finalmente a scoprire la verità sulla morte di Raisa, attraverso la confessione dell'agente 6 (curiosamente emerge solo nelle ultime pagine del libro), ex agente dell'FBI messo in pensione "forzatamente" subito dopo quegli avvenimenti. ("Ora un fatto gli era chiaro: la verità non gli aveva procurato alcun conforto. Ciò che aveva scoperto on aveva reso più facile sopportare la morte di Raisa. Con il doloro non c'era soluzione possibile, non c'era conclusione. Non era possibile mettervi fine.").

Il libro si conclude con il suo rientro in Unione Sovietica, scelta obbligata una volta che, venuto allo scoperto con le sue indagini sulla morte della moglie, erano ricominciate le minacce nei confronti delle figlie. La sua colpa non era in discussione e il suo processo avrebbe avuto un verdetto già deciso. ("Per quanto riguardava il governo sovietico, Leo non era riucisto a ottenere nessuna garanzia tranne una: se fosse tornato, le misure puntive contro le sue figlie sarebbero finite." - "Quando scoppiò a piangere le figlie si precipitarono da lui stringendolo tra le braccia. E finalmente Leo si concesse un po' di felicità.").

Altri libri dello stesso autore: Bambino 44 (del quale Ridley Scott ha acquistato i diritti cinematografici), Il rapporto segreto.

domenica 15 gennaio 2012

Kenya - Malindi - Tropical Village e Sardegna 2

Cosa ci può essere di meglio, per riprendersi dalle fatiche di un safari, che rilassarsi all’interno di un resort sulle belle spiagge di Malindi.

Abbiamo soggiornato al Tropical Village, uno dei SeaClub del tour operator Francorosso. Il villaggio è molto piccolo, accogliente e soprattutto informale; perfetto per chi non vuole che la sera in villaggio si trasformi in una sfilata di moda  (… per farsi vedere da chi poi, mi sono sempre chiesta). Per ben due sere mi sono presentata a cena in tuta da ginnastica (… la stessa) e per le restanti in jeans!

Il villaggio ha una hall molto bella, tutta di divani bianchi con wi-fi gratuito e bar fornitissimo a pochi metri. Sempre nella stessa area si trova la reception, la cassa e un carinissimo negozio di souvenir africani; anche se in questo caso vi raccomando di acquistare i prodotti (praticamente gli stessi) nelle bancarelle sulla spiaggia.  
Le stanze sono distribuite in bianche palazzine a due piani, tutte con ampio balcone o veranda a seconda che siano a piano terra o al primo piano.
Il ristorante è molto accogliente, la cucina assolutamente sopra le aspettative e i camerieri molto disponibili e gentili; inoltre nonostante il motto africano “pole pole” (piano piano) abbiamo comunque ricevuto un buon servizio.
La spiaggia è fornita di lettini (con materassini) e teli mare; non ci sono ombrelloni, ma delle bellissime palme che riparano dal sole nel caso si preferisca restare al fresco. A gennaio abbiamo trovato circa 30 gradi con un costante venticello molto piacevole.

La spiaggia del villaggio è rialzata per evitare che i tanti “beach boys” e venditori possano raggiungere i clienti. Per quanto riguarda le strutture sportive, non sono di alto livello, ma ci sono comunque due campi da beach volley e un campo da bocce, più diving center per sport aquatici tra cui Kyte surf.
L’hotel è fornito anche di una SPA molto bella con palestra, vasche intorno alle quali sono distribuite le cabine massaggio. Offrono un’ampia gamma di servizi a prezzi non proprio modici, ma nemmeno esorbitanti (massaggio singolo di circa un’ora intorno ai 40 Euro).
I lati negativi del villaggio, anche se pochi, sono:
  • Una piscina un po’ spoglia, ma comunque pulita e di grandezza adeguata;
  • L’area per il tiro con l’arco è meglio venga eliminata, se non ci si mette mano; non ci sono archi, poche frecce, ecc.
  • A gennaio, a causa di piogge nel nord del paese e alla marea, il mare davanti al villaggio è color fango, per i detriti portati dal fiume Galana che sfocia pochi metri prima; ovviamente non è colpa di nessuno, ma non è balneabile e bisogna organizzarsi per andare in altre spiagge se si vogliono fare bagni in mare; meglio chiedere bene all’agenzia, se lo scopo del viaggio è galleggiare in acque trasparenti;
  • I venditori locali sono veramente insistenti ed è quasi impossibile godersi una passeggiata sulla spiaggia (oltretutto molto bella e lunga) senza essere “accompagnati” da molti di loro; ma anche questo non dipende da nessuno se non dalla cultura locale.
Ci sono diverse escursioni da organizzare e per questo vi consiglio di affidarvi ai Beach Boys, che propongono tariffe più basse e offrono un’organizzazione molto buona. In particolare se vi trovate in questo tratto di mare di Malindi vi consiglio “Geremia” (nella foto).
Geremia ci ha organizzato una bellissima escursione all’atollo di Sardinia 2. Sono venuti a prenderci con il Tuk Tuk in mattinata e ci hanno accompagnato alla barca. Da qui siamo partiti in direzione di Sardinia 2 costeggiando il litorale verso Watamu.

Abbiamo fatto una prima fermata sulla barriera corallina, ci è stato chiesto se volevamo tuffarci, ma nessuno ha accolto l’offerta; non è proprio la barriera corallina del Mar Rosso, eravamo in pieno oceano; comunque appena hanno buttato un po’ di pane nel mare la barca è stata circondata da una miriade di pesci, per lo più blu. Personalmente non approvo questi approcci “turistici” per attirare i pesci, ma posso comprendere il fatto che facciano di tutto pur di rendere il turista contento della sua escursione e che quindi proceda poi con il passaparola.

La seconda fermata è stata all’atollo di Sardinia 2; con la bassa marea nel mezzo delle acque cristalline emerge un lembo di sabbia bianchissima sul quale si può passeggiare, trovare stelle marine, enormi ricci di mare. L’acqua è trasparente e con la sabbia bianca assume proprio le caratteristiche delle bianche spiagge caraibiche. Anche qui siamo stati accolti dai soliti venditori (incredibile arrivano con la loro barchetta dalla spiaggia, e lasciano l’atollo man mano che si alza la marea … sono irriducibili).


I membri del nostro equipaggio si sono messi poi ai fornelli, montando una grande griglia sulla sabbia e iniziando a cuocere aragoste, gamberi e pesce vela che ci hanno servito a volontà accompagnato da riso condito con sugo di pomodoro e cocco. Uno dei pranzi di pesce migliore della mia vita. Al termine del pranzo è arrivato anche il caffè; orribile, ma abbiamo voluto premiare l’imprenditorialità di questo uomo del posto che messo del caffè nel suo termos faceva il giro delle varie barche a chiedere chi volesse concludere il pranzo con il classico caffè; è arrivato fornito di tazzine, zucchero e bacchettine di plastica confezionate.
E’ stata una giornata piacevolissima che raccomando a chiunque si ritrovi nei paraggi.

domenica 8 gennaio 2012

Kenya - Safari Taita e Tsavo est


Dopo 28 anni torno in Kenya per la terza volta.

Non e' cambiato molto, la stessa unica strada asfaltata che collega Nairobi a Mombasa, le stesse abitazioni, le stesse persone, gli stessi bambini che sbucano numerosi dal nulla con sulla bocca parole come "capo" oppure "ciao", gli stessi camioncini anni '80, i colori, le strade sterrate, i Beach boys sulle spiagge. La sensazione è quella di avere lasciato questo posto pochissimo tempo fa, o forse di non essermene mai andata.



Con tutti i luoghi da vedere nel mondo, per i quali non ti basterebbe una vita, vi chiederete perché ancora qui ... La risposta e' semplice, desideravo che i miei figli Mathias ed Erica provassero le stesse sensazioni che provai io alla loro età.


La probabilità di vedere una scena come questa
è di 1 a 100, ma non scoraggiatevi :-)
Ho imparato a mie spese che fare un safari non significa entrare in un gigantesco zoo dove vedrai ogni tipo di animale ad ogni angolo; fare un safari significa essere pazienti, saper godere del paesaggio incantevole offerto da chilometri e chilometri di savana lungo le rosse strade sterrate, ascoltare il silenzio unico al mondo quando si spegne il motore del camioncino e, soprattutto, come ogni brava guida dice, avere un gran c..... Eh si perché la garanzia di ritrovarci sul set del "re leone" non ce la darà mai nessuno.



Fonte: Oddee.com
Mi ritengo fortunata ad avere avuto la mia esperienza di safari al Masai Mara che resta la più bella e grande riserva del Kenya, prolungamento del parco Serengeti in Tanzania. Ci sono delle immagini, degli "scatti" fatti con miei occhi che porterò dentro per tutta la vita ad esempio quando davanti al lago Nakuru, nel silenzio totale, con un battito di mani, vedi un lago di fenicotteri rosa alzarsi in volo lasciando intravedere la superficie dell'acqua, oppure dei pesci che sguazzano in una pozza d'acqua in mezzo al nulla rimasuglio del periodo delle piogge, sei piccoli leoncini che sotto lo sguardo di mamma leonessa giocano con un tronco d'albero abbattuto, un ghepardo che dopo essersi messo in posa per pochi secondi inizia la sua irraggiungibile corsa, e poi zebre, antilopi, iene, ippopotami. Indimenticabili anche le colazioni consumate seduti su di un tronco d'albero intorno al fuoco, o addormentarsi (quasi) con i mille rumori della savana che di notte si amplificano e sembra che qualunque animale si sia dato appuntamento fuori della tua tenda.

Dal secondo safari fatto due anni più tardi all'Amboseli ho il ricordo di due giovani leoni che cacciano una gazzella e poi tranquillamente ne fanno il loro pasto in mezzo all'erba alta.


La meta del nostro safari è lo Tsavo. Abbiamo trascorso due notti presso il Sarova Taita Hills Games Lodge; dall'alto del suo tetto panoramico si copre con gli occhi l'immensità della savana che circonda la struttura, comunicando a pieno la sensazione di essere nel mezzo del nulla. Camere molto carine e accoglienti, personale gentile e disponibile, cibo sopra le aspettative ed una SPA (in realtà una camera attrezzata per massaggi, ma molto piacevole) ad accoglierti al rientro dalle stancanti ore di macchina trascorse su sentieri sterrati.

Il safari è stato organizzato molto bene, con uscite intervallate e in zone diverse della riserva. Abbiamo avuto l'opportunità di vedere sette giovani leoni che si godevano il calare del sole in mezzo all'erba della savana. A questa scena, già di per se indimenticabile, si sono susseguiti giraffe, struzzi e da più lontano elefanti, qualche antilope e un bellissimo sciacallo.





Abbiamo visitato un villaggio, dove abbiamo distribuito quaderni, matite e caramelle grazie alla generosità di due amiche di viaggio Michelle e Marta, arrivate con una borsa piena di cose. Ci è stata data la possibilità di visitare le loro case, di usufruire dei loro bagni (esperienza unica ... ma quando il bisogno chiama ...), di ascoltare le loro abitudini. Ci hanno invitati ad accompagnarli nelle loro danze (incredibile che riescano a tenere questi ritmi per una notte intera in occasione di feste speciali come matrimoni o battesimi).


Sulle colline Taita abbiamo atteso il tramonto in compagnia degli ormai amici kenioti ridendo, condividendo storie, mostrandogli il meraviglioso mondo Apple :-) nel quale venivano immortalate le loro colline o mostrandogli come sarebbe stato stellato il cielo da lì a poche ore grazie ad una delle "apps" disponibili, il tutto con una gran voglia di condivisione di due mondi tanto diversi, ma che hanno comunque qualche cosa da dirsi.


Il giorno nel quale è previsto il nostro rientro a Malindi per trascorrere qualche giorno di mare e relax, la nostra guida ci ha proposto di percorrere i 200 KM che ci separavamo dal mare tagliando lo Tsavo Est, un percorso veramente faticoso, ma che ci ha dato la possibilità di vedere un paesaggio completamente diverso, grazie anche al fiume Galana, e di avere incontri ravvicinati con elefanti, leoni, struzzi, giraffe, zebre e da lontano coccodrilli e ippopotami. Ne è valsa sicuramente la pena, la conclusione perfetta di un esperienza nuovamente unica.

Alcuni consigli:
- Pianificate il vostro safari all'inizio del vostro soggiorno in Kenya; non interrompete il soggiorno al mare;
- Lasciate da parte la macchina fotografica ogni tanto e godetevi queste immagini incredibili ad occhio nudo;
- Portate con voi, per quanto possibile, abiti usati, quaderni, matite e pennarelli colorati, caramelle ... saranno sicuramente apprezzati;


Alcune informazioni:
- Tour operator per tutti e tre i soggiorni in Kenya: Francorosso;
- Masai Mara, Lago Nakuru e Amboseli visitate in Agosto, con tempo buono;
- Tsavo visitato in Gennaio, con tempo buono.